L'ESPOSIZIONE BEATRICE
1890


L'idea di celebrare Beatrice Portinari venne ad una illustre sconosciuta di Lodi, tale Carlotta Ferrari, che sul numero del 1° giugno 1889 della rivista Lettere ed arti diretta da Enrico Panzacchi propose di commemorarne il centenario. Coadiuvata da Felicita Pozzoli, la Ferrari si adoperò per coinvolgere le più illustri letterate del tempo, nel marzo 1890 mandò in giro per l'Italia una circolare di richiesta di adesione e supporto tuttavia raccogliendo ben poche adesioni; Tommasina Guidi rispose che non si poteva pensare di celebrare tutte le donne amate dai grandi uomini, se non al prezzo di avere "un centenario per settimana", e le grandi autrici come Matilde Serao, Neera, la Marchesa Colombi risposero picche. Ida Baccini, che inizialmente non aveva dato grande importanza alla cosa, si dovette ricredere quando le redini di una commemorazione che nessuno voleva fare le prese in mano Angelo De Gubernatis, del quale tutti avevano molta stima. Egli in realtà aveva mutato gli obiettivi e pensato di "aprire a Firenze una grandiosa Esposizione Femminile". Dunque il nome di Beatrice rimase, ma la commemorazione (chiamata anche "il centenario") divenne una manifestazione composita nella quale vennero esposti oltre 38.000 oggetti, documenti, disegni, pitture, etc. e nel corso della quale si svolsero conferenze, gare musicali e artistiche, corsi per scrittrici, per insegnanti, corsi per tutte le arti possibili immaginabili esercitate dalle donne, inclusi i lavori di ricamo. Fu la celebrazione dell'ingegno femminile, che nulla aveva a che vedere con Beatrice Portinari. L'impresa fu fallimentare sia dal punto di vista della critica, sia da quello finanziario (peraltro le spese furono sostenute dal De Gubernatis che ci rimise anche un poco di credibilità).
Tuttavia, al tempo se ne fece un gran parlare, e tutti i giornali dell'epoca riportarono fedelmente quanto accadeva nei begli ambienti del Politeama fiorentino, allestiti per l'occasione per esporre al meglio le arti e le industrie femminili italiane. De Gubernatis volle celebrare un calendimaggio ideale, in cui su antichi motivi poetici rinnovati si inneggiasse al trionfo dell'eterno femminino. Inaugurata proprio il primo di maggio dell'anno 1890, per un pezzo si protrassero le manifestazioni artistiche, quali quadri viventi in costume a rappresentare scene della Vita Nuova di Dante, e poi gare: di arpiste, di autrici drammatiche, di filodrammatiche, di violiniste, di mandoliniste e di chitarriste, di pianiste, di cantanti, di conferenziere.
Auguste Holmès scrisse e musicò un grandioso poema allegorico, l'Inno della pace, eseguito a piena orchestra con cori e assoli di celebri artisti.
All'inaugurazione, fu ovviamente De Gubernatis ad effettuare la prolusione d'apertura, seguita da un'orazione tenuta da Alinda Bonacci Brunamonti su Beatrice Portinari, alla quale era dedicato tutto questo ambaradan. Peccato che la pioggia battesse sul lucernario del Politeama, quasi a sbeffeggiare tanto impegno. Sul palcoscenico che rappresentava la piazza tra S. Reparata e S. Giovanni, con una torre che chiudeva, a destra degli spettatori, la decorazione laterale (ved. il disegno sottostante), sorgeva la cattedrale da cui la poetessa signora Brunamonti declamava i suoi versi di ispirazione classica. L'ammirazione fu tale che la signora dovette replicare all'Istituto superiore femminile di Magistero.
L'Esposizione proseguì con la visita dei corridoi, degli anditi, delle sale, delle gallerie appositamente costruite, dove erano in mostra gli oggetti, i libri, i disegni, le pitture, i ricami e quant'altro offerto dalle industriose gentildonne; e infine i "ricordi" attribuiti alla gentilissima, nel salone a lei dedicato (ved. disegno in alto a ds). Alla pittura e alla scultura erano dedicate due gallerie mentre i disegni erano raccolti nei corridoi; una saletta era dedicata alla ceramica, moltissime le stanze dedicate ai lavori d'ago e ai merletti. Speciali vetrine erano dedicate alle scuole e agli istituti.

La platea del teatro Politeama trasformata per l'Esposizione Beatrice
I costumi per la maggiolata


E poi, le feste. La sera dell'inaugurazione ebbe luogo la rappresentazione del Calendimaggio, secondo l'antico rito fiorentino di celebrare la primavera con canti, suoni e balli. Le canzoni cantate in quei giorni venivano dette maggiolate, e maio quell'albero o ramo che si appendeva alla finestra o all'uscio dell'innamorato. Nella storia di Firenze si ricordano in particolare i calendimaggi celebrati da Lorenzo de' Medici (Ben venga maggio / e 'l gonfalon selvaggio) e quello di Girolamo Kasperger cantato a Palazzo Pitti dall'arciduchessa Maria Maddalena d'Austria nel 1612 e che fu dato alle stampe. Non sappiamo se nei secoli rimarrà nella memoria storica anche questo calendimaggio, musicato dal M° R. Matini con i versi del professor Pasquale Papa, dove due schiere di gentildonne fiorentine, in costume, cantarono al suono di liuti, flauti e ribebe.

Nel corso dei giorni seguenti, tra le altre gare, vi fu quella oratoria. Vi parteciparono tra le altre Ida Baccini ed Emma Perodi, le quali vinsero la medaglia d'oro del Ministero della Pubblica Istruzione. Ida Baccini per la conferenza "Le maestre, le educatrici", Emma Perodi per meriti letterari (tutti i testi delle conferenze sono raccolti negli atti, pubblicati da Civelli nello stesso 1890 con il titolo La donna italiana descritta da scrittrici italiane). Ida Baccini vinse anche la medaglia d'oro per la rivista Cordelia, da lei diretta.


© www.letteraturadimenticata.it, gennaio 2012


La Sala Beatrice


Luigia Busi interpreta Beatrice
nell'Inno della Pace di Auguste Holmès


Auguste Holmès


Angelo De Gubernatis